Roma, Fondazione Filiberto e Bianca Menna: “Lamberto Pignotti. Infinito in scatola”

A cura di Antonello Tolve

dal 12 aprile al 21 settembre 2019

“La Fondazione Filiberto e Bianca Menna, in collaborazione con il Lavatoio Contumaciale, con l’Associazione FigurAzioni e con la Galleria Contact, è lieta di annunciare l’inaugurazione di una importante mostra dedicata a Lamberto Pignotti, che si terrà presso la sede romana della Fondazione, in via dei Monti di Pietralata 16, venerdì 12 aprile 2019, ore 18:00.

Tratto da Odissea, la sua prima raccolta poetica ciclostilata in un centinaio di copie nel 1954, il titolo della mostra è viatico di un percorso che vuole raccontare l’itinerario creativo e riflessivo di un intellettuale totale che, dall’avamposto privilegiato del pensiero poetico, ha costruito e articolato un discorso nuovo sull’arte poetica, intesa sin dalla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso come visione interdisciplinare e interartistica che non vuole assorbire passivamente le aggressioni dei «potenti mezzi di diffusione», ma inserirsi laboriosamente nei processi di stimolazione dei cervelli, nell’organizzazione di una cultura di massa che non sia cultura del controllo totale quanto piuttosto spazio di dibattito democratico.

Muovendo da una serie di lavori storici , di manifesti, di fotografie, di cine-poesie, di libri creativi, teorici e critici – come non pensare all’antologia di Poesie Visive uscita in quattro volumetti, nel 1965, per l’editore Sampietro di Bologna che istituisce un vero e proprio genere artistico, un movimento internazionale ancora da scoprire – Infinito in scatola propone oggi un itinerario nella molteplice attività (teorica e creativa, appunto) di un artista tra i più ironici e irriverenti del Novecento che ha saputo lavorare in prima linea: e con il futuro negli occhi è riuscito a costruire il nuovo nel suo farsi.

«Vorrei ancora rivedere… ma le immagini si affastellano confondendo figure e sfondi, testi e contesti, sconfinando fra parole che diventano immagini e figure che diventano scritture» (Pignotti).

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